GIANNI DE TORA |
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1989 ''Barisani, Bizanzio, De Tora, Forgione, Spinosa''- Galleria A Come Arte, Napoli 28 marzo-20 aprile |
ARTICOLO DI CINZIA PERROTTA SUL QUOTIDIANO ''LA VOCE'' DEL 17 APRILE 1989 |
Risveglio culturale con antichi problemi Si parla spesso di risveglio culturale a Napoli ma tra i mille convegni, mostre, visite guidate che si susseguono a ritmo serrato riemergono gli antichi problemi. Uno di questi riguarda il complesso e affascinante mondo dell'arte che, se da una parte eleva lo spirito, dall'altra vede artisti, galleristi e mercanti impegnati in lotte sottili che spesso disorientano e allontanano il pubblico. Negli ultimi quarant'anni si sono aperte a Napoli molte gallerie private, ma poche ne rimangono oggi e quasi nessuna che si occupi degli artisti napoletani, i quali spesso sono più conosciuti in altre città italiane ed estere che non da noi. La galleria "A come Arte", di Pasquale Forgione, svolge dal 1982 un'attività molto intensa, ospitando mostre di pittura, scultura, ceramica, fotografia prevalentemente di artisti del sud Italia. Recentemente è stata inaugurata la mostra di "Barisani, Bizanzio, De Tora, Forgione, Spinosa" (resterà aperta fino al 29 aprile) contenente opere anche inedite degli artisti, che sono tra quelli che vivono più intensamente la difficile realtà napoletana. Nella presentazione della mostra, Vitaliano Corbi rileva che "si può leggere l'intenzione di valorizzare quest'iniziativa sottolineando l'importanza del fatto che tra l'attività espositiva e la realtà della vita culturale cittadina non si crea quella barriera d'isolamento che sembra essere diventata invece la base su cui si muovono alcune tra le maggiori gallerie napoletane. Che esse tendano a svolgere anche un ruolo d'informazione su quanto accade fuori dalle nostre mura, è senz'altro apprezzabile. È anzi, questo, un ruolo tanto più importante, nonostante l'inevitabile parzialità delle Scelte e il loro talvolta discutibile valore culturale, quanto più carente in questo campo è l'azione delle strutture pubbliche". "I criteri espositivi - spiega Pasquale Forgione - seguono la linea dei filoni che partono dalle avanguardie storiche e dalle nuove tendenze. I problemi nascono nel momento in cui la classe dirigente napoletana, che dovrebbe portare la bandiera della cultura, si mostra troppo legata alla tradizione. I rapporti con le gallerie di Napoli sono stati fino ad un certo periodo catastrofici. Ho esposto - continua Forgione - anche in altre città, ma logicamente la città dove viviamo ci interessa più delle altre, anche per continuità di produzione". "Ci troviamo a dover lottare - interviene Gianni De Tora - contro una realtà d'informazione assolutamente ambigua se non inquinata e ciò non agevola né il nostro lavoro né quello dei galleristi. Nonostante ciò abbiamo deciso di fornire ugualmente il nostro contributo culturale alla città. Napoli, oltre ad una "Galleria d'Arte Moderna", dovrebbe essere dotata di "Archivio" e di un "centro di documentazione d'arte e multimediale che conterrebbe la produzione culturale realizzata in questo secolo sul territorio" . Un pubblico attento e interessato,quello intervenuto all'inaugurazione della mostra, che non ha esitato a rivolgere domande agli artisti. Renato Barisani ha ricordato le attività di gallerie come "Blu di Prussia" o "Medea" che ora non ci sono più e che hanno ospitato mostre d'arte moderna dei primi artisti che hanno operato a Napoli. Come gli "Artisti Informali", il "Gruppo '58" e il "Gruppo Napoletano Arte Concreta". Domenico Spinosa, tra l'altro, ha rilevato lo scarso interesse della stampa di oggi nell'occuparsi di avvenimenti culturali, al contrario di ciò che accadeva in passato quando oltre a Il Mattino si pubblicavano il Roma, Napoli Notte, il Corriere di Napoli, Il Giorno, l'edizione na-poletana del Tempo che operavano attivamente nel campo delle arti figurative. Infine Andrea Bizanzio, ricordando le sue esperienze artistiche milanesi, ha messo in luce il ruolo del mercante che al nord è più abile e aperto e pertanto favorisce il commercio delle opere d'arte. |
ARTICOLO DI GINO GRASSI SUL QUOTIDIANO ''NAPOLI OGGI'' DEL 13/19 APRILE 1989 |
Mostre : Espongono De Tora, Bizanzio, Spinosa, Forgione e Barisani Alla galleria A come Arte è aperta la mostra di opere inedite di cinque artisti napoletani: Renato Barisani, Andrea Bizanzio, Gianni De Tora, Pasquale Forgione, Domenico Spinosa, presentati da Vitaliano Corbi. In particolare Spinosa impronta le sue tele a un naturalismo informale di grande freschezza pittorica. Barisani sintetizza la straordinaria immedesimazione di una vivida intensità cromatica e di una asciutta compattezza formale. La composizione di Bisanzio è una sorta di gioioso notturno, di rara eleganza ritmica, improntata sul gioco della memoria e della fantasia. Forgione sfiora certe vivaci soluzioni sintattiche soprattutto nel dinamismo dell'incrocio delle verti- cali e delle diagonali. De Tora presenta dipinti «neri» dove una rigorosa e quasi scarna formulazione dell'immagine s'accende di brevi ma violenti bagliori cromatici. La mostra resterà aperta fino al 20 aprile |
TESTO DI VITALIANO CORBI SUL PIEGHEVOLE DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA |
Le ragioni di una Mostra Questa mostra, che potrebbe sembrare anche di normale amministrazione, assume nell'attuale momento della vita artistica napoletana un duplice rilevante signtfìcato. Il primo, ovvio e tuttavia niente affatto trascurabile, è direttamente legato al valore delle opere esposte ed alla personalità dei loro autori: i quali sebbene tra loro molto diversi per generazione e per orientamento di ricerca, recano tutti il segno di una civiltà artistica radicata sì nello spessore e direi persino negli oscuri grovigli della reatà napoletana, ma nello stesso tempo aperta su un orizzonte di cultura e consapevolezza critica autenticamerste internazionale. Non è il caso di tracciare qui, neppure sommariamente, il percorso di Barisani, Bizanzio, De Tora, Forgione e Spinosa, poichè ne deriverebbe un intreccio di vicende così fitto e diramato da coinvolgere la trama di mezzo secolo quasi di storia della pittura italiana. Bisognerà limitarsi, perciò solo a qualche rapidissima notazione sulle opere esposte, nella speranza di stimolare così l'attenzione del visitatore e sollecitarlo ad eser- citare attivamente il suo diritto di lettura e di giudizio. Domenico Spinosa è presente con tre tele, inedite non solo perchè mai prima esposte, ma anche perchè sorprendono per alcune interessanti novità del linguaggio. Il «naturalismo» informale di Spinosa, infatti, vi appare in una fase di grande freschezza pittorica, singolarmente tenera e frusciante nella diminuita densità degli impasti e nell'ariosa levità del colore. In particolare «Fiori di campo» e «Incontro in giardino» possiedono un armonioso andamento compositivo e una briosa dolcezza di passaggi luminosi degni del migliore Settecento francese. Renato Barisani ribadisce in «Immagine» del 1988 e nel recentissimo «Dolmen» quella che può essere considerata la qualità più evidente ed alta della sua pittura di questi ultimi anni: la straordinaria immedesimazione di una vivida intensità crornatica e di un'asciutta compattezza formale. Questa coincidenza però, non si compie tanto nella spazialità virtuale della rappresentazione quanto nel corpo stesso della materia, dove i diversi elementi figurali si saldano così intimamente da creare situazioni strutturali fortemente unitarie. La «Composizione» di Andrea Bizanzio, nitidamente formulata nel contrappunto dei fermenti percorsi di luce e delle calme distese d'ombra, è una sorta di gioioso «notturno». Nei modi di una rara eleganza ritmica esso revoca immagini di paesaggi familiari: senza mai cedere, però, ai facili intenerirnenti del cuore, badando, anzi, che il gioco della memoria e della fantasia si tenga sempre ad una distanza di sicurezza dall'onda dei sentimenti. Dai dipinti dei maestri della generazione anni dieci, Spinosa, Barisani e Bizanzio, a quelli di Forgione e, ancor più di De Tora il passo non è breve. Ma l'aggancio è facilitato sia dalla vivace spinta innovatrice che attraversa tutt'ora la ricerca dei primi, sia dall'ampiezza dell'area entro cui i secondi conducono la loro ricognizione culturale. La quale, per quanto riguarda Pasquale Forgione, sembra sfiorare certe vivaci soluzioni sintattiche tipicamente boccioniane, soprattutto nel dinamismo dell'incrocio delle verticali e delle diagonali. Ma l'esperienza pittorica di Forgione acquista poi accenti di notevole originalità, movendo nella direzione di un continuum spazio - temporale, che è insieme dimensione della memoria e dell'attualità percettiva, il cui flusso trascina e fonde suggestivamente frammenti del mondo vegetale e del paesaggio urbano. I dipinti «neri» che presenta Gianni De Tora sono stati per me una piacevolissima sorpresa: sono opere, infatti, di un artista indiscutibilmente in un momento di grazia, capace di coniugare insieme semplicità e forza espressiva. Nei quadri di De Tora una rigorosa e quasi scarna formulazione dell'immagine s'accende di brevi ma violenti bagliori cromatici. Questi rimandando la loro luce sui neri circostanti, li esaltano nella bellezza di smaltati splendori e di morbide profondità. E veniamo brevemente al secondo motivo d'interesse di questa mostra. I cinque artisti che vi espongono sono tutti presenti con opere che, diversamente da quel che accade spesso nelle collettive, non rimandano a situazioni variamente pregresse. Nella decisione di rispondere all'invito di «A come Arte» con dipinti recenti, e in qualche caso ancora freschi di vernice, si può leggere I'intenzione di valorizzare quest'iniziativa sottolineando l'importanza del fatto che tra l'attività espositiva e la realtà della vita culturale cittadina non si crea quella barriera d'isolamento che sembra essere diventata invece la base su cui si muovono alcune tra le maggiori gallerie napoletane. Che esse tendano a svolgere anche un ruolo d'informazione su quanto accade fuori dalle nostre mura, è senz'altro apprezzabile. E' anzi, questo, un ruolo tanto più importante, nonostante I'inevitabile parzialità delle scelte e il loro talvolta discutibile valore culturale, quanto più carente in questo oampo è l'azione delle strutture pubbliche. Ma quel che preoccupa è che da qualche tempo, mentre molte gallerie d'arte hanno chiuso i battenti o sono ridotte allo stremo, le poche più prestigiose superstiti, si siano trasformate in vere e proprie agenzie d'importazione, interessate esclusivamente ad operare sui margini di fenomeni internazionali di promozione mercantile e mondana, che può offrire anche convenienti «ritorni» di immagine sui circuiti dei mass media, ma che certamente ha ben poco da vedere con i problemi della ricerca artistica. |
piccolo articolo di Vitaliano Corbi su Paese Sera 1989 |
il pieghevole della mostra |
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